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Domande e Risposte – Gennaio 2019

Inviaci le tue domande, se possibile corredate da foto esplicative.

Le risposte alle domande più intriganti saranno pubblicate nei prossimi numeri di Impianti News, la nostra newsletter tecnica!

 

UNI 7129 Attraversamento garage

Devo realizzare un impianto a gas per una abitazione, ma per raggiungere la caldaia posta in cucina devo attraversare il garage e risalire sul muro esterno. Posso attraversare un garage con la tubazione multistrato?

La UNI 7129:2015 prevede che la tubazione multistrato può attraversare il garage ma deve essere inserita in apposito alloggiamento che abbia una resistenza al fuoco almeno non minori di El 120.

Oltre alle caratteristiche dell’alloggiamento devono essere rispettate le seguenti condizioni:

  1. La tubazione non devono avere giunzioni all’interno dell’alloggiamento;
  2. Le pareti dell’alloggiamento devono essere impermeabili ai gas;
  3. L’alloggiamento deve essere ad uso esclusivo dell’impianto gas;
  4. L’alloggiamento deve essere permanentemente aerato verso l’esterno con aperture alle due estremità. L’apertura alla quota più bassa deve essere dotata di rete tagliafiamma e, in caso di gas densità maggiore di 0.8 (GPL), deve essere ubicata al di sopra del piano di campagna;
  5. Deve essere mantenuta una distanza di almeno 3cm tra la tubazione multistrato e la struttura dell’alloggiamento, per garantire questo , al tubazione deve essere dotata di distanziatori. Gli ancoraggi della tubazione devono essere di classe A1 di reazione al fuoco (incombustibili).
  6. La tubazione multistrato deve comunque risultare protetta dall’azione dei raggi UV

In alternativa alla posa in apposito alloggiamento è possibile posare al tubazione multistrato all’interno di un tubo guaina in acciaio posato sotto traccia, ma in questo caso la profondità di posa deve essere di 40mm. Il diametro del tubo guaina deve essere maggiore di almeno 10 mm del diametro del tubo multistrato e lo spessore deve essere di almeno 2mm. Il tubo multistrato, lungo il tragitto, non deve presentare giunzioni.

UNI 7129 Sostituzione caldaia in sottotetto

Devo sostituire una caldaia posta in un sottotetto, la parete è intonacata ma il soffitto è grezzo e sono presenti le discontinuità tra il cemento e i tavelloni della copertura, inoltre è presente un lucernaio e l’accesso avviene solo con una scala retrattile. Posso procedere con il lavori contando sul fatto che il lucernaio può essere aperto su necessità?

Il caso descritto è molto frequente, al riguardo al UNI 7129:2015 prevede alcune limitazioni, i pavimenti, le pareti e i soffitti dei locali di installazione devono essere privi di crepe e fenditure e quindi il soffitto e le sue discontinuità non sono accettabili.

Il fatto che l’accesso al locale avvenga solo con una scala retrattile porta a pensare che la soffitta non sia quotidianamente frequentata, questo la classifica come locale non presidiato e la sola presenza del lucernaio non è sufficiente a garantire il requisito di aerabilità, occorre realizzare una apertura permanente verso l’esterno di almeno 100cm2, infatti una perdita di gas non sarebbe immediatamente rilevabile a causa dell’assenza di persone nel locale e quindi potrebbe determinare la presenza di una concentrazione pericolosa di gas in ambiente.

DPR 412:1993 Obbligo di scarico al tetto

Devo sostituire un generatore di calore a gas in un appartamento, ma il camino esistente è danneggiato e non è possibile inserire un condotto intubato, all’esterno al posizione dei balconi dei piani sovrastanti mi impedisce di realizzare un camino, posso andare a scaricare a parete?

Bella domanda, ma risposta difficile, il DPR 412:1993 prevede che tutti gli impianti termici devono scaricare al tetto dell’edificio, ma prevede anche una serie di situazioni per le quali è possibile scaricare a parete (nel rispetto delle distanze previste dalle norme tecniche), inoltre il decreto prevede che i Comuni devono adeguare il loro regolamenti alle disposizioni di legge.

Ovviamente, come si può immaginare solo una piccola parte dei Comun i Italiani ha rispettato la legge e lo scarico a parete è spesso vietato a livello locale.

Quindi la prima cosa da fare, come ai tempi dell’impero romano, è accertarsi degli usi e costumi locali e verificare quale è l’orientamento del Comune in cui si opera.

Dove il testo del DPR 412:1993 è stato recepito o dove di fatto è ammesso ecco le condizioni che ricorrono per poter scaricare a parete i fumi delle caldaie a gas

I casi in cui si può effettuare lo scarico a parete sono:

Caso Condizione per scarico a parete
1 sostituzione di generatori di calore individuali che già scaricavano a parete Caldaia a gas con rendimento maggiore di 90 + 2logPn
2 sostituzione di generatori di calore individuali che scaricavano in canna collettiva ramificata (C.C.R.) Caldaia a gas con rendimento maggiore di 90 + 2logPn
3 incompatibilità con norme di tutela degli edifici oggetto dell’intervento, adottate a livello nazionale, regionale o comunale Caldaia a gas a condensazione con emissione di NOx inferiore a 70mg/kWh
4 impossibilità tecnica a realizzare lo sbocco sopra il colmo del tetto asseverata da un professionista Caldaia a gas a condensazione con emissione di NOx inferiore a 70mg
5 ristrutturazioni di impianti termici individuali già esistenti siti in stabili plurifamiliari, qualora nella versione iniziale non dispongano già di camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il tetto dell’edificio, funzionali e idonei o comunque adeguabili alla applicazione di apparecchi a condensazione Caldaia a gas a condensazione con emissione di NOx inferiore a 70mg
6 installazione di uno o più generatori ibridi compatti, composti almeno da una caldaia a condensazione a gas e da una pompa di calore e dotati di specifica certificazione di prodotto
  • Caldaia a gas a condensazione con emissione di NOx inferiore a 70mg e e da una pompa di calore avente un rendimento rispondente ai limiti minimi di legge (rif. art. 4, c. 6, lett. ‘b)’ del D.P.R. 59/09).

 

Qualità acqua – DLGS 31:2011

Nella mia zona l’acqua distribuita dall’acquedotto ha una durezza di circa 45°f, molti sostengono che questo valore è pericoloso e l’acqua non può essere definita come potabile, è vero? Cosa occorre fare per garantire la sicurezza dell’acqua?

I parametri che caratterizzano l’acqua potabile sono definititi dalla direttiva 98/83/CE (in corso di modifica) recepita con il DLGS 31/01, il decreto per una numerosa serie di parametri fissa ai limiti di accettabilità oltre i quali l’acqua non può essere definita potabile. Per ciò che rigarda la durezza il parametro della durezza è posto in una categoria definita come (parametri indicatori) non correlati direttamente alla qualità dell’acqua, quindi il superamento del valore di durezza dell’acqua potabile non implica il fatto che automaticamente potremo definir l’acqua con durezza elevata come non potabile. Il campo di valori di durezza previsti sono da 15 a 50°F, quindi una durezza di 45°F è accettabile dal punto di vista della sicurezza alimentare, ma fatto che l’acqua sia potabile non esclude che debbano essere presi gli accorgimenti necessari per contenere l’effetto della durezza sul corretto funzionamento degli impianti di riscaldamento e di preparazione dell’acqua sanitaria, che devono essere presi conformemente alle disposizioni legislative vigenti.

 

Trattamento acqua impianto di climatizzazione – DPR 74:2013

Cosa si intende con il termine condizionamento chimico dell’impianto di climatizzazione?

La risposta è semplice, anche perché sfruttiamo quanto precisato dal Comitato Termotecnico Italiano, il condizionamento chimico ha lo scopo di proteggere l’impianto di climatizzazione invernale da fenomeni di corrosione, incrostazione, formazione di crescite biologiche (es. alghe) nonché dal gelo. I tipi di condizionanti utilizzati sono riportati all’interno della norma UNI 8065, in corso di revisione.

La scelta del condizionante chimico deve essere effettuata in base alle caratteristiche dell’acqua di riempimento, delle temperature di esercizio dell’impianto e dei materiali dell’impianto.

Nel caso in cui, sul carico del circuito di climatizzazione sia installato un sistema di dosaggio di polifosfati, è opportuno comunque prevedere, a protezione dell’impianto di climatizzazione invernale, un ulteriore dosaggio di prodotti condizionanti specifici.

Nel caso degli impianti di produzione di acqua sanitaria il termine condizionamento chimico individua; l’aggiunta polifosfati e/o fosfosilicati di qualità alimentare in modo proporzionale alla portata di acqua erogata dall’impianto

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