La stagione autunnale è alle porte e con essa l’immancabile avvio degli impianti di riscaldamento, gli installatori e i manutentori dell’Emilia Romagna sono in piena campagna CRITER per la costituzione del catasto degli impianti ed in particolare chi si occupa di Biomasse si trova per la prima volta a dover fronte ad una serie complessa di operazioni e limiti, a questo si aggiungono gli obblighi imposti dal PAIR 2020 , il Piano Aria integrato che pone limiti severi alla possibilità di utilizzo degli impianti alimentati a biomassa legnosa.
Proviamo a fare il punto della situazione riferendosi alle ultime novità in merito, sapendo che comunque il panorama è in rapida evoluzione e che ciò che va bene oggi fra qualche mese potrebbe cambiare.
CRITER
Gli impianti di riscaldamento alimentati da biomasse legnosa devono essere iscritti al Catasto Regionale degli Impianti Termici (CRITER) se hanno una potenza uguale o maggiore a 5 kW. NON devono essere iscritte al catasto le cucine, le termocucine ed i caminetti aperti.
Tutti gli impianti che ricadono nel campo di applicazione del regolamento devono essere dotati di un libretto di impianto targato, nel caso di impianti che condividono lo stesso sistema di distribuzione del calore, ad esempio dove sono presenti un generatore a gas e una termostufa collegati dalla stessa tubazione, occorre compilare un unico libretto. Se il generatore a gas e la termostufa hanno manutentori diversi, ognuno di essi utilizzerà il codice di targa univoco dell’impianto per registrare i controlli di efficienza successivi.
Gli impianti a biomassa devono essere manutentati periodicamente secondo le indicazioni dell’installatore o del manutentore dell’impianto. La manutenzione deve essere documentata attraverso il rilascio al committente di uno specifico rapporto di manutenzione.
Quando la manutenzione ha esito negativo, cioè quando emergono delle difformità alla norma o inerenti alla sicurezza occorre utilizzare il modello di rapporto di Controllo di Tipo 1 per documentare l’intervento e registrare il documento in CRITER. Quando siamo davanti a difformità lievi che non compromettono la sicurezza delle persone degli animali ed i beni si compilerà nel rapporto di controllo una serie di Raccomandazioni fissando il termine per la regolarizzazione. Quando siamo davanti a delle condizioni di pericolo occorre compilare una o più Prescrizioni interrompendo il funzionamento dell’impianto, tutti gli elementi di pericolo devono essere messi in sicurezza, l’utente non devo potersi mettere in pericolo. Per gli impianti con Raccomandazioni, la Regione scriverà all’utente diffidandolo dal mettere a norma l’impianto. Per gli impianti con Prescrizioni, oltre a scrivere all’utente, la Regione comunicherà la situazione al Sindaco del Comune dove è posto l’impianto per i seguiti di competenza.
Ogni anno gli impianti alimentati a biomassa di qualsiasi potenza devono essere oggetto di un controllo di efficienza energetica, ma questo avverrà solo in futuro quando cioè sarà pubblicata la Norma 10389-2 che è in stato avanzato di elaborazione.
Quindi fino a quando questa norma non sarà pubblicata CRITER non sarà abilitato a registrare i rapporti di controllo di efficienza energetica.
Al riguardo vi segnaliamo che all’interno dei documenti di FAQ alla SEZ 1 006 è riportata la necessità di fare il controllo di efficienza energetica per gli apparecchi a biomassa, la faq verrà modificata a breve.
PAIR 2020
L’uso della biomassa è nella cultura della popolazione dell’Emilia Romagna ed è difficile abituarsi all’idea che questo possa essere limitato, di fatto nella nostra regione viviamo la difficoltà a mantenere i valori di alcuni inquinanti ambientali entro i limiti previsti dalla legislazione vigente, da questo la necessità di adottare delle misure limitative all’uso degli apparecchi più vecchi, spegnendo i meno performanti mano a mano che si registrano sforamenti dei valori di inquinanti.
A seguire riportiamo le informazioni di ARPAE in merito all’utilizzo degli apparecchi alimentati a biomassa.
Aria, caminetti, nessun divieto nei Comuni montani
Dal 1° ottobre limitazioni solo per quelli di vecchia generazione nelle aree al di sotto dei 300 metri e solo nelle case dotate di termosifoni.
(06/09/18)
In Emilia-Romagna oltre il 50% delle emissioni di Pm10 dovuto al riscaldamento domestico. L´assessore Gazzolo: “Una misura prevista dal Piano aria integrato regionale approvato dall´Assemblea legislativa senza voti contrari e in accordo con le Regioni della Pianura Padana: Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto insieme per la riduzione progressiva dell´uso dei vecchi caminetti”
Bologna – Nessuna limitazione o divieto d’uso dei caminetti tradizionali, delle stufe o “caldaiette” quando costituiscono il solo impianto di riscaldamento dell’abitazione o dei locali interessati. Quindi, se in casa non ci sono termosifoni o altri tipi di impianti di riscaldamento, i caminetti possono essere accesi e utilizzati.
Allo stesso modo, nessun divieto su utilizzi che non siano esclusivamente per riscaldamento domestico. Piena libertà di accensione e utilizzo, quindi, per cucinare cibi o per fini commerciali in tutto il territorio regionale, senza alcun rischio di spegnimento per pizzerie, ristoranti, ecc.
Infine, utilizzo libero per gli impianti a biomassa (legna o pellet) di classe 2 stelle o superiore (la classe di appartenenza è indicata nella documentazione fornita dal costruttore e consegnata all’acquisto), nei quali rientra la stragrande maggioranza di quelli recenti o di nuova installazione come quelli acquistati con il contributo del Conto termico nazionale, che incentiva interventi per l’incremento dell´efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni.
Dal 1^ ottobre 2018, e per il periodo autunno-inverno, fino al 31 marzo 2019, si confermano pertanto le restrizioni già in vigore nel 2017 per i camini aperti tradizionali (senza sportello a chiusura della sede di fiamma) e le “caldaiette” con efficienza energetica inferiore al 75%, ossia quelle meno efficienti e più inquinanti, di classe “1 stella”. Il divieto riguarda però solo le abitazioni dotate di sistemi alternativi di riscaldamento (ad esempio i termosifoni), nelle aree situate sotto i 300 metri di altitudine. Sono comunque esclusi i Comuni montani per il loro intero territorio.
“La misura sui caminetti rientra nelle azioni previste sia dal Piano aria integrato regionale (Pair 2020), approvato senza voti contrari in Assemblea Legislativa, sia dall’Accordo di bacino padano sottoscritto dalla Regione Emilia-Romagna nel giugno 2017 con ministero dell’Ambiente e Piemonte, Veneto e Lombardia- spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo-. Si tratta dunque di limitazioni in vigore in tutte le regioni per azioni comuni contro l’inquinamento della pianura Padana.
L’efficacia delle politiche dipende dalla condivisione delle scelte: per questo già il Piano Aria, rispondendo alle richieste dei territori, aveva escluso dalle limitazioni sui caminetti tutte le aree al di sopra dei 300 metri di altitudine. Il confronto avviato dalla Regione in questi giorni con i Comuni, Anci e Uncem conclude Gazzolo- porterà a rendere esplicita, con una norma specifica che sarà approvata entro settembre, l’esclusione dai divieti di tutti i Comuni montani dell’Appennino che non presentano superamenti dei valori limite della qualità dell’aria, rispetto ai quali è in corso la procedura di infrazione comunitaria”.
L’accordo con le Regioni del bacino padano
L’obiettivo comune alle quattro Regioni è quello di ridurre progressivamente l’utilizzo dei vecchi caminetti, altamente inquinanti. Per questo, dal 1^ ottobre 2018 si possono installare solo impianti di classe 3 o superiore e dal 1^ gennaio 2020 si potranno installare solo impianti di classe 4 o superiore.
Una transizione necessaria. Il caminetto aperto di vecchia generazione è infatti una importante fonte di inquinamento.
In Emilia-Romagna oltre il 50% delle emissioni di Pm10 è dovuto al riscaldamento domestico a biomassa. Le emissioni di un camino aperto tradizionale sono stimate in 2.880 tonnellate di Pm10 all’anno e quelle di una stufa a legna di 1.228, a fronte delle 17 tonnellate all’anno degli impianti a metano (dati 2013 Inventario emissioni di Arpae).
Le misure del Piano aria integrato regionale
In totale, sono 94 le azioni messe in campo dalla Regione per la qualità dell’aria con il Pair 2020, per un investimento complessivo di 300 milioni di euro: 67 milioni per l’efficienza energetica delle attività produttive; 53 milioni per la riduzione delle emissioni in agricoltura; 14 milioni per la mobilità sostenibile; 160 milioni (50% cofinanziati dalle Aziende di trasporto pubblico locale) per la sostituzione di 600 vecchi autobus.
Fonte: Regione Emilia-Romagna
https://www.arpae.it/dettaglio_notizia.asp?id=9894&idlivello=134