In occasione della giornata mondiale delle vittime dell’amianto del 28 aprile e a 18 anni dalla legge 257/92 che mise al bando la fibra killer nel nostro Paese, Legambiente e Isde Italia, l’associazione dei medici per l’ambiente, lanciano nuovamente l’allarme amianto, per l’elevata presenza di materiali contaminati in Italia ma soprattutto per il ritardo con cui si stanno attuando gli interventi di risanamento e bonifica delle strutture contenenti la pericolosa fibra.
E’ la campagna di informazione e formazione rivolta a cittadini, lavoratori e medici per rendere noti i rischi sanitari derivanti dall’esposizione all’amianto, fornire gli strumenti per difendersi dalla fibra-killer e agire in prima persona per combatterla.
A 18 anni dalla legge 257 del 1992 che lo metteva al bando, l’amianto è ancora molto diffuso in Italia e tanti siti contaminati attendono di essere bonificati. Si stima l’esistenza di 32 milioni di tonnellate di materiale contaminato ancora sparsi per il Paese. Tutto questo ha un pesante impatto sanitario sulla popolazione: ogni anno in Italia si registrano tra le 2.000 e le 4.000 morti a causa della sua esposizione professionale, ambientale e domestica. Solo cambiando l’approccio dimostrato fino ad oggi nella lotta all’amianto, in l’Italia sarà possibile quella svolta auspicabile e quanto mai necessaria anche alla luce delle evidenze sanitarie in chi lo ha purtroppo inalato. Sta al Governo centrale e alle Regioni dimostrare con atti concreti che questo è un obiettivo comune. Finora purtroppo non è stato così.
DOVE SI TROVA E COME SI RICONOSCE
Nei materiali per l’edilizia:
1) AMIANTO COMPATTO: legato al cemento – ad esempio nelle onduline per le coperture dei tetti, nei vecchi cassoni dell’acqua o nelle canne fumarie – o all’interno dei pavimenti vinilici (il cosiddetto “linoleum”). Non rappresenta un rischio se rimane integro, ma diventa pericoloso se è in cattivo stato di conservazione, usurato o rotto;
2) AMIANTO FRIABILE: in fibre libere oppure tessuto o spruzzato nei rivestimenti isolanti di tubazioni, caldaie, controsoffitti, etc. È la forma più pericolosa perché in grado di disperdersi nell’aria anche senza sollecitazioni e dunque facilmente inalabile.
COSA FARE IN PRESENZA DI AMIANTO
1) Non rompere, segare, levigare o trapanare il materiale contenete amianto; friabilità, cattivo stato, manomissioni sono le caratteristiche del materiale sospetto;
2) Rivolgersi agli Enti preposti (Asl o Arpa) e fare uno screening su indicazioni contenute nella scheda di censimento. È obbligatorio per edifici aperti al pubblico e per gli stabili condominiali;
3) Per la rimozione e bonifica dell’amianto occorre possedere requisiti specifici. Per questo è obbligatorio rivolgersi a ditte specializzate, che garantiranno una corretta rimozione e smaltimento;
4) Il costo per un intervento può variare molto. Per usufruire di eventuali, ma ancora rari, incentivi o agevolazioni, informarsi presso la propria Regione o il proprio Comune;
5) Non procedere mai autonomamente al trattamento dell’amianto; solo in alcuni casi sono consentiti interventi di rimozione “fai da te”, ma previa autorizzazione degli enti preposti che forniscono equipaggiamento e istruzioni;
6) Oltre alla rimozione si possono applicare anche altre tecniche di trattamento: incapsulamento con prodotti ricoprenti che ripristinano la compattezza; confinamento mediante una barriera fisica che blocca la dispersione dell’amianto.